Verona – Veneto

Tribunale militare

Nel 1840 il Genio Militare Austriaco organizza in località “il Campone” un complesso sistema di accasermamento su disegno dell’arch. Pietro Gemma. Composto da un elemento centrale e due laterali, il complesso ospita una caserma di fanteria e una di cavalleria. Dopo l’annessione al Regno d’Italia (1866), il complesso, a differenza di altri edifici militari austriaci, non è abbandonato, ma annesso all’Amministrazione dipendente dal Regio Ministero della Guerra per il servizio militare e la difesa dello Stato. Se l’edificio di Via del Fante è stato poi usato come carcere cittadino fino agli Novanta e poi abbandonato, quello per la cavalleria, noto anche oggi come Caserma Mastino della Scala, ha funzionato fino agli anni Settanta come caserma ed è stato poi ceduto all’inizio degli anni Ottanta. Il Tribunale militare, che ha sede nel complesso dall’inizio degli anni Ottanta, è stato la sede del processo a Misha Seifert, che fu insieme a Otto Sein, guardiano sanguinario delle celle del campo di concentramento di Bolzano. A vent’anni dalla condanna di Seifert, abbiamo voluto ricordare Maris nella sala d’udienza dove partecipò al processo come avvocato di parte civile a rappresentare Aned e Anpi.

La cerimonia del 5 maggio 2021 si è realizzata grazie alla collaborazione di

Interventi apertura Vincenzo Santoro- Presidente del Tribunale di Verona, Bartolomeo Costantini- Magistrato, già Procuratore presso il Tribunale militare di Verona, Tiziana Valpiana – Vice presidente Aned Nazionale e Vice presidente Aned Verona

Gianfranco Maris: scritti e discorsi contro l’oblio

Il mestiere di avvocato e l’impegno per la collettività

Nel testo letto le citazioni di Gianfranco Maris sono tratte dal dattiloscritto della sua arringa al processo contro Seifert tenutosi presso il Tribunale militare di Verona nel 2000. Il dattiloscritto è conservato tra le carte private di Gianfranco Maris. Voce di Rosanna Sfragara.

Nella foto Gianfranco Maris, anni 2000, fondo privato Malaguti.

Le parole di Marisa Scala

Da Egidio Meneghetti, Lager. Bortolo e l’ebreeta. Voce di Rosanna Sfragara.

La poesia è oggi in E. Meneghetti, Partigiana nuda – Lager. Bortolo e l’ebreeta – A mila a mila, Cierre Edizioni, Verona 2005. 

Marisa Scala (1919-2019), testimone chiave nel processo contro Michael “Misha” Seifert, veronese d’origine, ma torinese d’adozione, amava ripetere questa poesia di Meneghetti a chi la interrogava sulla sua esperienza nel campo di Bolzano. Giovane impegnata nelle file della Resistenza con Giustizia e Libertà, di cui era dirigente il cugino Luigi, Marisa è stata arrestata due volte: la prima è riuscita a fuggire, la seconda, ammanettata, è stata trasferita al Lager di Bolzano. Senza avere conosciuto l’orrore dei campi d’oltralpe, una volta liberata si impegna per accogliere, al loro arrivo in Italia, sopravvissuti e sopravvissute e organizzare per i piemontesi il rientro.

Nella foto Marisa Scala, per gentile concessione alla mostra Inscritto nel blu del cielo, a cura di Isrec Bergamo, 2012.